Donnas | Discorso commemorativo di Raimondo Donzel

7 Maggio 2011 Lascia un commento »

Raimondo Donzel | foto Consiglio Regionale

Discorso commemorativo per il 25 aprile 2011 a Donnas

(Pont-Saint-Martin e Perloz)

Egregio Signor Sindaco,

Cari partigiani, care staffette,

Autorità civili, militari e religiose

Chers amis valdôtains

Care cittadine e cari cittadini

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sono passati soltanto due giorni da quando, in occasione di una tavola rotonda a Issogne; ho incontrato Yves, Tigro, Janes, César, Moro, Purosangue, Gagno, Abete, Tigre e la staffetta Matilde. Preziosi questi incontri con gli ultimi protagonisti di giorni terribili e insieme memorabili, perché dall’orrore della guerra e dei lager portarono alla libertà e alla democrazia. E non a caso ho usato i nomi di battaglia di questi uomini. Non era un gioco, un vezzo assumere una nuova identità. Era necessario perdere il cognome, innanzitutto per evitare che la famiglia subisse rappresaglie e persecuzioni. Non mancavano le spie, i delatori, coloro che servirono il regime con devozione fino all’ultimo giorno, per poi rinnegare tutto. I partigiani soprattutto nel 1943 erano pochini! Eppure ebbero il coraggio di fare una scelta… Difficile, molto difficile! Alcuni, giovanissimi, con in mano una cartolina blu, una cartolina precetto, affrontarono il dilemma: soldato di Salò, col fascismo o quello che restava di esso e gli alleati nazisti, oppure partigiano, mettendo a repentaglio la propria vita in nome di una libertà che alcuni nemmeno avevano mai conosciuto perché cresciuti nel regime fascista. Non avevano armi, equipaggiamenti, e all’inizio poca o nulla formazione politica. Ma questi giovani seppero scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, senza curarsi dei rischi! E oggi siamo capaci di una scelta? O restiamo inerti di fronte agli attacchi alla democrazia e alla libertà? Ce ne staremo zitti a guardare che qualcuno affigge manifesti con le squadracce fasciste che augurano “Buona Pasquetta”? Concita De Gregorio su l’Unità di ieri ci interroga tutti con queste parole: “Direte: sono manifesti messi da qualche cretino. Vero, ma solo fino a qualche anno fa non si sarebbero permessi. I cretini escono in massa allo scoperto perché si sentono spalleggiati e in fondo approvati. Si specchiano in chi ci governa e improvvisamente non hanno più vergogna né paura, anzi al contrario: sono tracotanti e rumorosi. Si sentono dalla parte di chi ha vinto, salgono sul carro. Alcuni sono solo cretini, e pazienza. Altri sono sul crinale del crimine e a volte oltre, ci sono cose che non si possono fare non perché non sta bene o perché si offende qualcuno ma perché è proprio un reato. Apologia di fascismo, per esempio. Altri ancora (a Milano) sono applauditi e saranno probabilmente eletti, così da chiudere il cerchio tra rappresentanti e rappresentati.” Ma noi, cosa stiamo facendo? Aspettiamo? Ci chiudiamo fra le montagne della nostra Autonomia, dimenticando che i martiri della Resistenza, il loro sangue è stato la linfa vitale da cui sono fioriti i Decreti luogotenenziali e lo Statuto speciale? Pensiamo forse che ciò che accade a Roma non ci tocca? Proprio con una marcia su Roma iniziò il fascismo e travolse i valdostani che indossarono le camice nere e dovettero piegarsi al regime fino alla Liberazione. Fingiamo di non sapere che la libertà è sotto attacco? E allora che dire dei disegni di legge che vogliono cambiare la Costituzione senza larghe convergenze ma con continue e pericolose provocazioni? E come giudicare il disegno di legge costituzionale che intende abolire la norma della Costituzione che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, presentato al Senato, il 29 marzo, dal senatore del Pdl Cristiano De Eccher (Pdl)? Qui non siamo più alle schermaglie giuridiche ma davanti a un pericoloso attacco alle libertà democratiche. Co-firmatari sono gli altri senatori del Pdl Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro e il senatore Fli Egidio Digilio. Anche se Digilio dopo l’intervento di Fini ha ritirato la firma e anche se il Presidente del Senato Schifani è rimasto ‘esterrefatto’ dall’iniziativa, il fatto è di una gravità inaudita e mostra come in Italia l’estrema destra sia stata chiamata a sostenere il Governo Berlusconi. In altri paesi, una destra normale, piuttosto perde le elezioni che governare con i fascisti. E Scilipoti, che, coi suoi amici Responsabili, redige un Manifesto del neo Movimento, copiando interi brani dal Manifesto del Partito fascista, non fa una ragazzata o una dichiarazione di ignoranza, ma dà un altro segnale di degrado della vita pubblica italiana. E come non vedere l’attacco continuo alla scuola pubblica, simbolo di libertà e equità tra i cittadini. Oltre alla riduzione dei finanziamenti, dei posti di lavoro, delle classi, alcuni parlamentari Pdl, Gabriella Carlucci in testa; hanno sostenuto che nei testi di storia adottati nelle scuole superiori italiane ci sono «tentativi subdoli di indottrinamento per plagiare le giovani generazioni a fini elettorali», che bisogna ritirarli dal mercato perché la scuola «non può trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano». Come se il pensiero partigiano e i valori della Resistenza fossero nocivi per i nostri giovani e non invece le trasmissioni televisive come il “Grande fratello”. Vogliono cambiare la storia e i valori di riferimento di questo paese. E ancora l’aggressione alle istituzioni repubblicane come la Magistratura, con epiteti come le toghe rosse. O affermazioni secondo cui le procure sarebbero piene di terroristi. Senza ricordare il sangue versato dai magistrati negli anni di piombo! E infine la presentazioni di liste con firme false per il Pdl nelle elezioni regionali della Lombardia o il tentativo di cancellare i referendum sul nucleare e per l’acqua pubblica: un continuo sovvertimento delle regole democratiche. Tanto da far sbottare sia Carlo Smuraglia, nuovo presidente dell’ANPI: “Questo non è il paese che sognavamo. Bisogna smascherare le bugie. E vorrei che i giovani si impegnassero insieme a noi.” Anche il Presidente della Repubblica Napolitano ha sentito l’esigenza di usare espressioni forti come “una ignobile provocazione” per i Manifesti contro le procure apparsi a Milano; e ha aggiunto che “si sta toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni.” Dobbiamo reagire. Dobbiamo aprire gli occhi. Questo 25 Aprile 2011, dunque, non è una semplice commemorazione del passato; ma ci chiama tutti a una “nuova”, pacifica nei mezzi ma determinata e quotidiana Resistenza, per tornare ad esprimere valori di libertà, democrazia, equità e giustizia. I partigiani trovarono il coraggio di fare quella scelta; ora tocca a noi.

ANTIFASCISTI SEMPRE!

Raimondo Davide Donzel, Consigliere Regionale.

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