25 Aprile | Commemorazione Cogne

25 Aprile 2020 Lascia un commento »

Cogne

Non poteva mancare la nostra amata Cogne. Grazie al sindaco Allera e a Barbara Tutino per aver voluto anche condividere con noi alcune riflessioni.

“Ricordare il 25 Aprile è coltivare la memoria, rendendo onore a coloro che sacrificando la propria vita ci hanno permesso di nascere e vivere in una nazione libera e democratica.
Onore ai caduti partigiani e ai soldati degli eserciti alleati morti per liberarci dall’oppressione Nazi-fascista
Libertà e democrazia sono per tutti noi valori imprescindibili, ed il 25 Aprile deve rappresentare una commemorazione di valori condivisi.” (Franco Allera)

“(Ringrazio il nostro sindaco Franco Allera, , reduce da una lotta dura personale, contro l’epidemia virale, che ha costretto ognuno… a fare Resistenza.)
Il 75° anniversario della Liberazione, ricorre in un tempo che sembra la Parodia dell’epoca da cui ci si era – appunto – liberati, settantacinque anni fa.
Ma per fortuna, essendo una parodia, sono vietati solo gli assembramenti di persone: esprimere le proprie idee è permesso e nessuno viene arrestato se infrange le regole sulla limitazione della libertà personale a cui abbiamo sottostato in questo periodo. A volte si viene sanzionati, ma certo non torturati, deportati o fucilati.
In questi giorni rileggevo le lettere dei condannati a morte della Resistenza, accompagnate da brevi biografie . Brevi per ragioni editoriali, ma brevi anche per la giovane età dei martiri. 17, 19, 22 anni. Qualcuno un po’ più grande, ma l’età media è sotto i 30 anni.
Credo che dovrebbero far parte dei libri di testo delle scuole. Dove invece non si legge nemmeno più il Diario di Anna Frank o La Capanna dello zio Tom, come dovevamo fare noi a scuola,e cantavamo anche tutti insieme Bella Ciao.
Erano soprattutto operai, contadini o apprendisti, qualche studente. Per la prima volta dal Medioevo, anche le donne, perché la resistenza vide la partecipazione – non subalterna – di moltissime donne. Molti di loro, forse la maggioranza, sono
stati fucilati o impiccati senza processo dopo interrogatori violenti e a volte sottoposti a ore o addirittura intere giornate di tortura.
Mi viene in mente Umberto Ricci, nome di battaglia “Napoleone” , era di Ravenna. Aveva 22 anni. Uno studente , che preferì entrare in clandestinità operando con l’organizzazione comunista ravennate , ed entrando nella 28a bgta GAP (gruppi di azione partigiana), invece di occuparsi di sé stesso e del proprio benessere personale. Era convinto che bisognasse combattere il fascismo che aveva prima, scatenato i suoi squadristi violenti e criminali contro gli operai e i braccianti affamati dalla prima guerra mondiale in lotta per i loro diritti elementari, e aveva poi, trascinato l’Italia in una guerra devastante quanto assurda ; aggredito paesi vicini e lontani per smanie imperialiste coloniali; firmato le leggi razziali nei confronti di concittadini “colpevoli” di avere un’altra religione; aver rimbecillito una generazione intera di italiani con una costante disinformazione trionfalista di stampo militarista;
aver stretto alleanza con Hitler …
Come tanti altri, “Napoleone” fu catturato, portato in galera e interrogato violentemente. Ma riuscì a evadere. Quindi fu ripreso, torturato per sette giorni consecutivi, e impiccato insieme alla partigiana Natalina Vacchi “Lina”, dopo
essere stati obbligati ad assistere alla fucilazione di dieci altri loro compagni.
Noi no. I nostri storici, come i responsabili dei nostri mezzi di informazione, pubblici e privati, dei nostri programmi scolastici, preferiscono sminuire la Resistenza e i suoi protagonisti, in nome di una verità diversa e da anni si
preoccupano soprattutto della ricerca spasmodica di mancanze, passi falsi e debolezze , raccontando di fatto una storia completamente capovolta. Si chiama “revisionismo” e alla fine produce una visione , che va a far compagnia a quella di segno opposto.
Un pensiero unico, assolutamente lontano dallo spirito della Resistenza . Non solo perché in quei mesi si sperimentò l’embrione della futura democrazia dai molteplici orientamenti di idee (cioè il contrario del pensiero unico fascista)
all’interno delle zone liberate grazie all’esperienza delle “repubbliche partigiane”, ma anche per lo scarso rispetto, o addirittura il palese disprezzo che il revisionismo comporta, verso i patrioti, quegli uomini, quelle donne e quel coraggio.
Ciononostante , come per miracolo, in tutto il mondo risuona il Canto della Resistenza italiana.
Prima del “coprifuoco” che ci ha costretti a stare tutti a casa, manifestazioni oceaniche di nuovi giovani e di ex giovani , si sono riversate nelle piazze del mondo cantando Bella Ciao in tutte le lingue. davvero sorprendente! Se pensavano di aver messo il silenziatore su questa canzone – che tutto il resto del
mondo considera l’Inno italiano, tranne noi – si sono sbagliati, perché è stato cantato anche in questo periodo. Sui balconi dei condominii , come da parte dei pompieri inglesi dei cittadini bavaresi e tanti altri in solidarietà con il popolo
italiano messo alle strette dall’emergenza, abbiamo sentito cantare Bella Ciao.
E oggi pomeriggio la canteremo tutti, dalle finestre delle nostre case, per ricordare il 25 aprile di 75 anni fa, la festa della Liberazione.
(Barbara Tutino)

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