Sabato 16 luglio 2011_ore 15.00
Col du Mont (Valgrisenche)
Rievocazione-lezione-commemorazione degli operai caduti al Col du Mont (2646 metri di quota) il 26 gennaio 1945.
A cura di Paolo Momigliano Levi
“26 gennaio 1945 corrente in Valgrisenza colonna di addetti trasporto at militari in linea, veniva travolta da valanga. Rimanevano sepolti 33 civili e due militari. Sono in corso lavori di recupero salme.”
Questo il testo del telegramma inviato al ministero degli Interni e al capo della polizia dal questore repubblichino di Aosta, il 29 gennaio 1945.
La tragedia del Col du Mont era avvenuta tre giorni prima, il 26 gennaio 1945, aveva coinvolto 51 civili – tutti operai della “Società anonima nazionale Cogne” e quattro militari.
Morirono 33 operai e due alpini.
Il reclutamento e lo sfruttamento degli operai in attività paramilitari in favore delle truppe nazifasciste è l’essenza e uno dei motivi della tragedia che, unito alla confusa relazione fra poteri militari e “presunti/reali” obblighi civili, all’irresponsabilità dei vertici della divisione alpini della Monterosa e del Comando tedesco di zona, alla subalternità della Cogne – che era stata dichiarata dal 24 agosto 1935 “Stabilimento ausiliario” d’interesse bellico, all’inesperienza della montagna, spiegano la dinamica dell’evento tragico.
Sin da subito le autorità fasciste e naziste presentarono all’opinione pubblica la missione – costrizione e lavoro coatto per gli operai della Cogne – come un tributo alla causa della guerra e della Patria in cui la fatalità, la non prorogabilità della missione e il presunto spirito di dedizione e di sacrificio degli operai inquadrati nel “Battaglione lavoratori” addetti alle corvées di rifornimento viveri e munizioni degli alpini di stanza sulla linea di confine, erano le giustificazioni di un servizio che doveva essere compiuto ad ogni costo, anche se è noto che i valligiani, uomini esperti di montagna, avevano assolutamente sconsigliato l’ascensione.
Gli operai – come riporta la relazione della commissione d’inchiesta della Cogne – “sono senza scarpe adatte […] non hanno dotazione di calze, di guantoni, di passa-montagna, di occhiali da neve (…). A conferma dell’insufficiente equipaggiamento si fa presente che gli operai tagliano delle scurisce di panno sia ai cappotti che alle mantelline per farsi delle fasce per chiudersi le scarpe.”
La neve che cadeva da giorni, le oscillazioni di temperatura che facilitavano il formarsi di slavine e la forte tormenta della mattina del 26 gennaio, erano cause sicure e premonitrici della tragedia che poi si produsse.
“Una valanga di enormi proporzioni, staccatasi dalle pendici dell’Ormelune, aveva travolto la colonna che già si trovava in prossimità del Colle” dalla testimonianza di Sulpice Frassy.
Sopravvissero 18 operai e due alpini.
Dalle inchieste emergerà che il servizio non era di assoluta urgenza in quanto le truppe in postazione al colle avevano – come attesta Roberto Nicco – “viveri ordinari fino al 29 e viveri di riserva per altri 20 giorni.”
Sabato 16 luglio prossimo al Col du Mont Paolo Momigliano Levi, storico e già direttore dell’Istituto storico della resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta, autore di ”La tragedia del Col du Mont” (Tipografia Valdostana, Aosta, 1995) alle 15.00 terrà una rievocazione della tragedia del Col du Mont avvenuta il 26 gennaio 1945.
L’ANPI – comitato regionale della Valle d’Aosta – aderisce alla commemorazione degli operai caduti al Col du Mont il 26 gennaio 1945 e sarà presente alla rievocazione-commemorazione.
Silvia Berruto
mercoledì 13 luglio 2011 © Riproduzione riservata