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Le nostre iniziative per la “FESTA DELLA LIBERAZIONE” 2013

17 Aprile 2013

Anche quest’anno il Comitato valdostano dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia presenta un ricco calendario di commemorazioni, iniziative culturali e sportive, previste in diversi comuni della Valle, per celebrare la “Festa della Liberazione”, dedicando ampio spazio alla riflessione, alla cultura e ad iniziative sportive che vogliono anche essere un momento di aggregazione accanto ai momenti più commemorativi del 25 aprile.

Il 25 aprile cade in un momento di gravissima crisi e speriamo che questa Festa, celebrata in tantissimi Comuni della Valle d’Aosta rimetta in moto la speranza nel solco delle sue radici autentiche : Antifascismo e Resistenza

L’ANPI sarà in campo, e lavorerà a fianco delle cittadine e dei cittadini, per compiere questo decisivo percorso, con passione e rinnovata energia: l’ANPI è la forza dei suoi giovani, della sua nuova stagione per la democrazia.

Una stagione di piena e straordinaria Liberazione.

Queste iniziative sono il frutto di una fattiva collaborazione con la Presidenza della Regione, le varie amministrazioni comunali, l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta, la fondazione Natalino Sapegno e l’Associazione UISP (Unione Italiana Sport per Tutti).

FESTA DELLA LIBERAZIONE 2013

CALENDARIO DELLE INIZIATIVE IN VALLE D’AOSTA

 

MORGEX

Mercoledì 8 maggio

Ore 18,00 – Tour de l’archet

Incontro organizzato in collaborazione con la Fondazione Sapegno con la staffetta partigiana e vicepresidente nazionale dell’ANPI, Marisa Ombra per discutere delle problematiche della libertà e dignità. L’incontro è sintetizzato nel messaggio che la scrittrice rivolge alle ragazze di oggi con il libro “Libere sempre” cercando di ritrovare emozioni, paure e desideri di quella ragazza del 1939, nella consapevolezza che essere giovani oggi non è molto diverso da averli avuti settant’anni fa e che anche i tempi di questa e quella gioventù hanno qualcosa in comune.

 

SARRE

Venerdì 19 aprile – Sarre

Ore 10,00 – chiesa di san Eustachio – Chesallet

Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Vescovo di Aosta

Ore 11 – piazzale della casa parrocchiale di Chesallet

Deposizione di una corona alla targa commemorativa di don Duc e discorsi commemorativi

Ore 11,20 – monumento in memoria di don Duc e dei caduti di tutte le guerre

Deposizione di una corona e resa d’onori

 

AOSTA

Giovedì 25 aprile

Ore 09,30 – cimitero di Aosta

Deposizione di un mazzo di fiori sulla tomba di Orlando BEE, vicepresidente regionale dell’ANPI e brevi pensieri in sua memoria dei componenti della sezione di Aosta.

Ore 10,00 – cimitero di Aosta

Santa Messa al Sacrario e deposizione di un corona.

Ore 11,10 – giardino della Rimembranza di via Festaz

Deposizione di una corona al monumento dei Morts de la Liberté.

A seguire

Corteo verso piazza Chanoux, alzabandiera, discorsi celebrativi di un esponente del comune di Aosta e del sen. Umberto CARPI, componente del comitato.

Ore 17,00 – piazza Chanoux

Concerto della Banda Municipale di Aosta a ammaina bandiera.

Domenica 28 aprile

Ore 14,00 – casa di Babel in p.zza Chanoux

I partigiani ricordano il 28 aprile 1945 quando entrarono ad Aosta sollecitati da alcune letture curate dalla compagnia “Replicante teatro” in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta.

Giovedì 9 maggio

Ore 10,00 – biblioteca regionale

Incontro con alcune classi degli istituto superiori con le staffette partigiane Anna Cisero Dati e Marisa Ombra, vicepresidente nazionale dell’ANPI per discutere delle problematiche della libertà e dignità. L’incontro è sintetizzato nel messaggio che la scrittrice rivolge alle ragazze di oggi con il libro “Libere sempre” cercando di ritrovare emozioni, paure e desideri di quella ragazza del 1939, nella consapevolezza che essere giovani oggi non è molto diverso da averli avuti settant’anni fa e che anche i tempi di questa e quella gioventù hanno qualcosa in comune

 

SAINT-MARCEL e BRISSOGNE

Giovedì 25 aprile

Ore 10,00

Ritrovo dei partecipanti presso i rispettivi Comuni e deposizione delle corone ai Cippi dei Caduti.

Ore 11,00

Presso il Comune di Saint-Marcel i Sindaci daranno il loro benvenuto ai partecipanti. Seguirà un Rinfresco offerto dall’Amministrazione Comunale di Saint-Marcel.

Ore 12,30

Pranzo presso la trattoria “Come a casa” (ex bar Turismo) in Fraz. Prelaz di Saint-Marcel

Per prenotazioni pranzo chiamare entro il 22 aprile: Bionaz Piero tel 333 5099765, Blanc Cino tel 389 1621789, ristorante 0165 778789

FENIS

Giovedì 25 aprile

Ore 09,15 – località Chez Sapin presso il café Du Bourg

Ritrovo dei manifestanti con la banda musicale.

Ore 10,00

Messa in suffragio dei caduti

Benedizione monumenti guerre 1915/1918 e 1940/45

Discorso celebrativo tenuto dal Sindaco di Fénis, Giusto PERRON

Inni e canti eseguiti dal coro Saint Roch

Ore 13,00

Pranzo presso il ristorante “Lo Bistrot”

Per prenotazioni pranzo chiamare entro il 23 aprile al numero 389 1837254

SAINT-VINCENT

Giovedì 25 aprile

Ore 10,40

Raduno dei partecipanti davanti alla Chiesa.

Ore 11,00

Santa Messa nella chiesa parrocchiale

Deposizione corone ai monumenti ai caduti

Discorsi celebrativi

 

VERRES e MONTJOVET

Domenica 21 aprile

ISSOGNE

Ore 10.00 Partenza dal monumento ai caduti della 176^ BG per la PEDALATA DELLA MEMORIA (omaggio alle lapidi dei caduti sul percorso Issogne- Champdepraz-Montjovet)

MONTJOVET – area sportiva di località Berriat

Ore 11.30 Aperitivo con i partigiani e apertura dell’esposizione delle produzioni scritte ed iconografiche degli alunni

Ore 21.00 “L’ombra del fiore” – spettacolo teatrale e musicale a cura dei Replicante teatro accompagnati da Andrea Costamagna alla fisarmonica

Mercoledì 24 aprile

MONTJOVET – area sportiva di località Berriat

Ore 21.00 Presentazione, in anteprima, della pubblicazione curata da Silvia Berruto: “Guida ai musei della Resistenza e della lotta di Liberazione” frutto del lavoro della Commissione Scuola “Dolores Abbiati”dell’ANPI di Brescia.

Giovedì 25 aprile

VERRES

Ore 09.30 Torneo di calcio “25 Aprile” – squadre veterani in collaborazione con l’UISP Valle d’Aosta

Ore 10.00 Ritrovo in piazza Ospedale

Ore 10.30 Corteo preceduto dalla Filarmonica di Verrès e deposizione di corona al monumento ai caduti in piazza XXV Aprile

Ore 10.45 Piazza René de Challand

Saluto del Sindaco Luigi Mello SARTOR e discorso celebrativo tenuto dal consigliere regionale Raimondo DONZEL

MONTJOVET

Ore 12.00 località Berriat

Deposizione di una corona al monumento ai caduti con il saluto del Sindaco Rinaldo GHIRARDI

Ore 13.00 Pranzo sociale presso il ristorante “Napoleon”

Ore 14.30 Gara di palet: “Trofeo anniversario della Liberazione”

Prenotazioni per pranzo al tel. 333 4671228

 

DONNAS, PONT-SAINT-MARTIN e PERLOZ

Giovedì 25 aprile

DONNAS

Ore 09.00 Deposizione di una corona al monumento ai Caduti

PONT-SAINT-MARTIN

Ore 09.30 Ritrovo dei partecipanti presso la S.O.M.S.

Ore 10.00 Deposizione di corone ai monumenti ai Caduti

PERLOZ

Ore 11.15 Santa Messa nella chiesa parrocchiale

Ore 12.00 Deposizione corone e discorsi commemorativi

Ore 12.30 pranzo sociale presso l’osteria “Ca du For”

prenotazione entro lunedì 22 – tel. 347 5833243

Ore 16.00 spettacolo teatrale “L’altra storia”

Cento anni di vicende italiane (1848-1948) rivisitati attraverso

testimonianze e canti popolari a cura del Gruppo Teatro Angrogna

Accompagneranno le cerimonie la Banda musicale di Pont-Saint-Martin e letture sulla Resistenza da parte di alunni dell’Istituzione Scolastica Mont Rose A”. 

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Discorso di Nedo Vinzio per il 25 Aprile a Verrès

3 Maggio 2012

Il discorso del vicepresidente regionale dell’A.N.P.I. Nedo Vinzio, in occasione della celebrazioni per il 25 Aprile di quest’anno a Verrès.

Cittadine e cittadini, signori sindaci, autorità militari, rappresentanti delle associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, rappresentanti degli ex internati nei campi di concentramento nazisti;

ringrazio il sindaco di Verrès, Luigi Mello Sartor, per il saluto che ci ha appena fatto in questa piazza e ringrazio tutti voi, qui convenuti per questa 67a celebrazione del 25 aprile.

Lo scorso anno, in questo giorno ricordavamo anche i 150 anni dell’unità d’Italia, che era stata festeggiata il 17 marzo precedente.

È stato un anno denso in quella ricorrenza, che ha permesso a tutti noi di ricordare le origini della nostra unità nazionale: il Risorgimento, ma anche la carta fondativa della Repubblica, la Costituzione nata dalla Resistenza, che guida da 64 anni il nostro agire di cittadini.

Oggi è però doveroso chiederci perché è ancora importante incontrarci in questa, come in molte altre piazze di questa Regione e d’Italia. Questa non deve essere e non è una domanda retorica.

Il presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia nella sua relazione all’ultimo Consiglio Nazionale del 31 marzo e 1° aprile scorsi, relativamente al concetto da più parti auspicato nel corso di questi ultimi anni di fare avanzare la“memoria condivisa”, ha avuto modo di affermare concetti che personalmente mi sembrano rispondere alla domanda.

Scrive Carlo Smuraglia: Sulla Resistenza, è in atto da molti anni un’ondata di negazionismo, revisionismo e addirittura di “revanscismo”, per usare la icastica definizione di uno storico; si continua a negare il valore della guerra di liberazione, limitandola ad una “guerra civile”; si nega al 25 aprile il valore di Festa nazionale e addirittura si arriva a proporne l’abolizione come festività. E non parliamo del furibondo attacco alla Costituzione che in mille forme si è esplicata, da tanti anni, dapprima con la svalutazione e lo svuotamento, poi con la disapplicazione, ed infine con proposte di modifiche a dir poco incredibili; tant’è che un costituzionalista ha potuto intitolare un suo libro in modo significativo “L’assedio, la Costituzione e i suoi nemici1.

Ed allora, di che cosa parliamo, se ne mancano tutti i presupposti e sono in troppi da un lato a richiedere la “memoria condivisa” e dall’altro a fare il possibile perché essa sia irrealizzabile?

Lo storico Giovanni De Luna, in un suo recente libro, fa riferimento a quel patto “minimo” che dovrebbe esistere in ogni Paese civile, circa le fondamenta della nazione, un patto attorno al quale si dovrebbe costruire la convivenza civile e le sue espressioni storiche, i monumenti, le lapidi, le festività, gli insegnamenti nelle scuole e così via.

Ma questo patto “minimo”, da noi, non si è mai realizzato; ed è davvero grave che neppure questo sia stato possibile, se non sotto un unico profilo, che è quello del tentativo di mettere sullo stesso piano i combattenti per la libertà e quelli per la dittatura e l’occupazione straniera.

A questo gioco non possiamo starci. E tuttavia, dobbiamo continuare ad insistere perché il Paese faccia i conti con la propria storia, con lealtà e chiarezza, e divenga finalmente possibile almeno la realizzazione di quel patto minimo di cui parla De Luna.

Fare i conti con la storia, vuol dire insistere con convinzione nel ricordare che la Resistenza non fu guerra civile di italiani contro italiani, come, in Spagna nel 1936, si era avuto uno scontro di spagnoli contro spagnoli, ma fu invece la lotta tra combattenti italiani e soldati contro gli invasori tedeschi ed i loro collaboratori repubblichini. Fu un momento esemplare in cui si combatterono i difensori della libertà, della democrazia e della giustizia sociale contro gli adulatori della tirannia. Ciò va detto e ripetuto sempre; senza timore di cadere nella retorica resistenziale.

Concedetemi però anche una breve digressione. Pure se non è mia intenzione dare una ricostruzione storica dei fatti e dei protagonisti del secondo dopoguerra, voglio semplicemente affermare che fare i conti con la propria storia significa anche ricordare quel che è avvenuto dopo la guerra di liberazione, con il tentativo di colpo di stato Borghese e con i lunghi anni del terrorismo e delle stragi che continuano a non trovare colpevoli: dopo Piazza Fontana a Milano, anche l’assoluzione di tutti gli imputati intervenuta con la sentenza di Piazza della Loggia a Brescia del 14 aprile scorso riapre una ferita nella carne viva di tutti gli antifascisti e i democratici e ricorda dolorosamente a noi tutti le anomalie di una democrazia non pienamente compiuta.

Ancora oggi a distanza dal 25 aprile del ’45 è quindi importante trovarci qui non solo a ricordare i tragici eventi del 1943-45, i lutti che quel periodo ha lasciato e il buio del ventennio che li precedette, la differenza incolmabile e indimenticabile tra chi stava dalla parte della libertà e chi dalla parte della tirannia, ma anche per testimoniare, come ha avuto modo di scrivere il Presidente Napolitano nel suo libro “Una e Indivisibile”, quello che gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d’intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto.

Questa, a ben pensarci, è la ragione di fondo per la quale, persone di diverso orientamento politico e religioso ma di uguale convinzione antifascista determinate a non mollare mai, sentono il bisogno di ritrovarsi nel giorno della festa della Liberazione.

Per ciò che ha rappresentato la guerra di Liberazione ma anche perché in questo momento cruciale della vita della nazione c’è bisogno che le cittadine e i cittadini, tutti noi, mettiamo in campo le migliori risorse di cui disponiamo nell’interesse collettivo, per costruire e consolidare quel sentimento minimo di comunanza che solo ci consentirà per l’appunto di superare questi momenti difficili.

Il ricordo! Il ricordo si costruisce anche per stratificazione e per passaggio di conoscenze da chi quell’epoca, quegli eventi li ha vissuti direttamente a coloro i quali sono venuti dopo. Chi li ha conosciuti attraverso il vissuto familiare: io, come molti di noi, abbiamo conosciuto la Resistenza dai ricordi del padre o di altri familiari; ma anche attraverso le memorie dei compagni e degli amici che sono ancora qui e che ancora ci raccontano di quei momenti ormai lontani.

Ma la memoria si trasmette naturalmente anche attraverso la scuola. Ricordavamo lo scorso anno in questa piazza e in questa ricorrenza del 25 aprile come la scuola, tanto criticata durante la troppo lunga stagione che, è bene ricordarlo, è passata da pochi mesi – ricordiamoci che il governo Monti si è insediato solamente il 16 novembre scorso: 5 mesi fa – costituisca, la scuola ribadisco, un baluardo insostituibile per il mantenimento della memoria collettiva.

E questo pone oggi innanzi a noi tutti un altro compito, forse ancora più importante benché non semplice. La sfida è spiegare, ai più giovani soprattutto, perché i valori della Resistenza – che pure non è stata un blocco monolitico ma un movimento fatto da uomini e donne diversi tra loro – siano ancora oggi il motore e il sale della democrazia. Spiegare i valori e le speranze significa restituire senso alla Resistenza, dando concretezza a quei principi di antifascismo, libertà, democrazia che ne costituiscono il nucleo unitario più vitale.

Oggi viviamo in uno stato libero perché qualcuno ha pensato a questo prima ed è importante ricordare che chi ci ha pensato allora – ed erano in gran parte giovani sui vent’anni – non aveva mai vissuto in libertà, men che meno in democrazia.

Solo ascoltando il racconto dei più anziani si capisce cosa sono state la dittatura, la guerra, la privazione delle libertà; solo dai loro racconti i più giovani possono apprezzare cosa sono e quanto valgono la democrazia, la pace e la prosperità, anche e soprattutto in momenti difficili e gravi come quelli che stiamo vivendo.

Il 25 aprile 1945 segnò l’apice del risveglio della coscienza nazionale e civile italiana impegnata nella rivolta contro gli invasori e come momento di riscatto morale di una importante parte della popolazione italiana dopo il ventennio di dittatura fascista.

Per questo possiamo dire oggi che il 25 aprile è la Festa del popolo che si identifica nei valori della Resistenza: unità, libertà e antifascismo.

Perciò possiamo dire anche che con la liberazione dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista – frutto del sacrificio di tanti giovani ragazzi e ragazze che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento politico (dai comunisti ai militari monarchici, passando per i gruppi cattolici, socialisti ed azionisti), si chiamavano con un solo nome: partigiani! – possiamo perciò dire che la Resistenza e il 25 aprile rappresentano anche il momento nel quale il popolo italiano ha ancorato nella storia i tratti fondamentali della propria identità di stato moderno e democratico.

Una democrazia che si fonda sulla pace, sulla partecipazione dei cittadini, sul lavoro, sulla giustizia sociale, sul rispetto della persona umana e dei suoi diritti, sul rifiuto di ogni discriminazione sociale, razziale, politica e culturale, sull’uguaglianza nei diritti e nei doveri.

Per concludere fatemi ancora dire che è importante, che occorre che noi ricordiamo sempre come la stessa storia dell’Italia repubblicana si fondi completamente nell’esperienza dell’antifascismo che Piero Calamandrei definì “quel monumento che si chiama ora e sempre Resistenzae che Sandro Pertini indicò come “un secondo Risorgimento i cui protagonisti furono le masse popolari.

Per questo ancora oggi la memoria di quei fatti che chiamiamo 25 aprile è essenziale per noi, per i nostri figli e per le generazioni a venire, per questo Paese insomma.

Viva la Resistenza, viva l’Italia, viva l’Europa unita, viva la Pace.

Michele Ainis

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Il discorso di Raimondo Donzel per il 25 Aprile a Champdepraz:

28 Aprile 2012

 

Il discorso di Raimondo Donzel per le celebrazioni del 25 Aprile a Champdepraz:

Care Staffette, Cari partigiani

Caro Sindaco,

Autorità civili e militari,

cittadine e cittadini,

è bello ritrovarsi come ogni anno a celebrare il 25 aprile! Constatare che siamo così numerosi intorno alle staffette e ai partigiani che per 67 anni hanno dovuto lottare per difendere la memoria del 25 Aprile. Dopo il coraggio e l’abnegazione della lotta di liberazione dal ‘43 al ‘45, con altrettanto coraggio e abnegazione stanno resistendo ai revisionismi, alle polemiche, anche quelle più sciocche e futili per rovinare o oltraggiare la Festa, ai continui tentativi di “ridimensionare” l’importanza “fondativa” del 25 aprile perla Repubblica.

La Regione Autonoma Valle d’Aosta è stata insignita della Medaglia d’Oro al valor Militare per la sua attività nella lotta partigiana: è quindi un dovere per le sue Istituzioni rendere omaggio ai martiri, ai partigiani, a quella parte di popolo che non si piegò e non servì il nazifascismo. Un dovere che per i presenti è anche piena condivisione dei valori di libertà, democrazia, giustizia sociale, solidarietà e pace espressi dalla Resistenza. Valori che si saldano in un forte senso dell’Etica pubblica. E per noi valdostani anche del valore dell’Autonomia. Grazie alla lotta partigiana, da Provincia di Aosta siamo diventati Regione Autonoma.

E quello che oggi mi riempie il cuore è vedere, al fianco delle nostre staffette e dei nostri partigiani, mamme con i bimbi in braccio e maestre con i loro alunni che sventolano le bandiere della pace. Uno straordinario messaggio di educazione civica espresso dalle donne. Le donne che hanno faticato a veder riconosciuto il loro ruolo nella lotta di liberazione e che la recente storiografia ha fatto emergere invece come fondamentale. Donne che oggi sono punto di riferimento dell’ANPI regionale e a cui va ascritto il merito del grande successo organizzativo del 25 aprile.

Siamo qui per non dimenticare quei ragazzi come lo studente Antonio Brancati che fu condannato a morte a soli 23 anni. Le sue ultime parole parlano per tutti:

Carissimi genitori,

non so se mi sarà possibile potervi rivedere, per la qual cosa vi scrivo questa lettera. Sono stato condannato a morte per non essermi associato a coloro che vogliono distruggere completamente l’Italia.

Vi giuro di non aver commessa nessuna colpa se non quella di aver voluto più bene di costoro all’Italia, nostra amabile e martoriata Patria.

Voi potete dire questo sempre a voce alta dinanzi a tutti.

Se muoio, muoio innocente.

Vi prego di perdonarmi se qualche volta vi ho fatto arrabbiare, vi ho disobbedito, ero allora un ragazzo.

[…] Vi ringrazio per quanto avete fatto per me e per la mia educazione. Speriamo che Iddio vi dia giusta ricompensa.  

Baciate per me tutti i fratelli: Felice, Costantino, Luigi, Vincenzo e Alberto e la mia cara fidanzata.

Non affliggetevi e fatevi coraggio, ci sarà chi mi vendicherà

[…] Io vi ho sempre pensato in tutti i momenti della giornata.

Dispiacente tanto se non ci rivedremo su questa terra; ma ci rivedremo lassù, in un luogo più bello, più giusto e più santo.

Ricordatevi sempre di me.

Un forte bacione

Antonio”

Ma non dimenticare significa anche portare un rispetto quotidiano ai martiri e agli antifascisti. Rispetto fatto di impegno per difendere la libertà, la democrazia e l’autonomia che ci sono state donate con il sacrificio di tante giovani vite.

E credo che le parole di Don Luigi Ciotti abbiamo l’autorevolezza per indicarci la strada da seguire: “La crisi economica in atto non può essere affrontata solo con rimedi economici perché è innanzitutto una crisi etica e culturale. Una crisi di giustizia sociale. E di una politica che ha tradito la sua funzione di servizio alla comunità.”

Non basta, però, chiamare in causa solo il ceto politico. Quelle della politica sono, infatti, colpe da cui non possiamo ritenerci esenti. L’attuale degenerazione etica non sarebbe stata possibile senza un più generale ritiro dall’impegno senza gli eccessi di delega, senza un’interpretazione avara del nostro ruolo di cittadini.”

Quindi occorre mobilitarsi, traendo forza e ispirazione dai valori della Resistenza e del 25 aprile!

Antifascisti SEMPRE!

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Discorso di Alessandro Pollio Salimbeni per il 25 Aprile di Aosta

28 Aprile 2012

foto tratta da Aostasera.it

Il discorso del vicepresidente nazionale dell’ANPI Alessandro Pollio Salimbeni per il 25 aprile in piazza Emile Chanoux ad Aosta:

Celebriamo il giorno della Liberazione come una delle date fondative della Repubblica Italiana.

Permettetemi di dirlo con un di più di orgoglio e di partecipazione, dal momento che in questa piazza e in questa città la mia famiglia ha dato un contributo diretto a quei giorni e a quelle scelte che hanno segnato il riscatto e il nuovo inizio di una grande storia nazionale.

Ma – al di là delle ragioni personali – Resistenza e Liberazione, Repubblica il 2 giugno, Costituzione dal 1 gennaio 1948 sono i tre pilastri sui quali fare affidamento ogni giorno della nostra vicenda storica e politica per trovare in essi valori, obiettivi, energie per costruire un Paese all’altezza delle aspirazioni e dei bisogni di tutti i cittadini.

Il senso del 25 aprile è questo: dalla difficile scelta della Resistenza alla Liberazione del Paese nasce una spinta che deve durare nel tempo. Per questo è stata osteggiata, talvolta nascosta, sempre discussa, per la sua forza trainante, per il richiamo costante al fatto che – certamente in contesti più ampi – dal nostro impegno nasce il nostro sviluppo, il nostro futuro.

E questo vale tanto di più nelle difficoltà attuali, dalle quali – si continua a dire e diciamo anche noi oggi – non si esce solo con il freddo taglio che segue ad anni di irresponsabile sottovalutazione e dissipazione delle risorse pubbliche ma soltanto con la ripresa di politiche pubbliche nel campo economico, industriale e sociale. Insomma, non ripercorrendo strade – certo più decenti, certo più etiche, certo più adeguate a quell’onore delle funzioni pubbliche cui ci richiama la Costituzione – ma costruendone di nuove.

Sacrifici? Certo, se necessari e se proporzionali al reddito e alle responsabilità di ciascuno. Equità? Sicuramente, perché ci sono tanti che anche negli anni scorsi hanno pagato prezzi duri alla crisi che non è di oggi (oggi si chiamano “esodati” e la brutta parola non fa che sottolineare il fatto che si tratta di vittime di scelte fatte sulla loro testa e la loro pelle). Rigore? Naturalmente, dopo aver visto per troppo tempo l‘esibizione delle superricchezze (e di un po’ di supercafoni, che si accompagnano sempre), a partire dalla giusta repressione dello scandalo dell’evasione fiscale.

Ma tutto questo chiede tanta, nuova e buona politica. Viva i professori, se ridisegnano un profilo di serietà e autorevolezza, di cui siamo stati sprovvisti per molto tempo. Ma viva la vita normale, quella un po’ lontana dalle aule universitarie e dai convegni internazionali: e la politica torni ad essere voce e corpo della vita normale. Anche su questo aspetto vorremmo un po’ più di attenzione e rigore: si sentono toni e parole che nemmeno nascondono una antica pulsione contro la politica: si sappia che tutte le avventure di destra sono iniziate così. Non si può non vedere che in tanti partiti si sono depositati fatti scandalosi, comportamenti delinquenziali, personaggi di profilo quando va bene dubbio – e va molto peggio, come sappiamo. E però non è giusto mettere tutto e tutti nello stesso sacco: distinguere, giudicare i fatti, guardare alle differenze, non solo per colpire meglio le responsabilità ma anche per colpire bene le responsabilità che invece appartengono a tutti, iniziando dal senso di superiorità e di separatezza (in questo certo da casta), di privilegio che non si possono accettare.

E non si può nemmeno tacere il fatto che tutto ciò esplode dinanzi al fatto delle troppe figure scialbe o addirittura del tutto fuori posto, quando non offensive, che da tempo hanno iniziato a popolare le stesse aule istituzionali. Ci vogliamo chiedere come mai questi temi non colpivano il sentimento popolare quando il personale politico era simboleggiato dai Moro e dai Nenni, dai Berlinguer e dai La Malfa?

Non è nostalgia, non è rimpianto, non siamo quelli per cui “non ci sono più le stagioni di una volta”!

Il punto è che quel personale politico aveva ancora – nelle ampie differenze ed anche nello scontro politico perfino più intenso (certo più serio) di oggi (un rapporto diretto, intellettuale – civile – morale prima ancora che personale) – con la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo.

Questo ci dice che non si nasce antifascisti, democratici, ma lo si diventa. Con la fatica della realtà, dell’impegno, dello studio; con la sensibilità del guardare alle condizioni materiali; con l’orgoglio di non accettare verità supreme imposte col principio della autorità; con tutto questo si reagisce, si mette in discussione lo stato del cose presenti, si prepara un futuro diverso.

Per questo non siamo d’accordo con chi dice che ormai antifascismo e Resistenza vanno consegnati alla storia. Naturalmente è vero, 67 anni sono molti nella vita di un Paese, oltre che delle persone. E’ vero anche, però, che da noi (per la verità anche in altri paesi d’Europa) ci sono tracce pesanti, continua l’alimentazione di miti e la presenza di forze apertamente politiche e apertamente fasciste. In Italia, in Germania, Francia, Olanda, GB, oggi perfino nel governo dell’Ungheria, ci sono gruppi, sedi, siti esplicitamente fascisti e nazisti, che fanno circolare propaganda razzista e xenofoba e tentano una penetrazione nei quartieri popolari, facendo leva sul disagio sociale, mascherandosi dietro attività “culturali”, un po’ dappertutto ed anche qui in Valle.

Proprio perché siamo consapevoli della crisi democratica che stiamo attraversando, pensiamo si debba rilanciare una duplice prospettiva di sviluppo.

La prima è più Europa. Non quella dei banchieri, di chi pensa che tagliando le risorse si raddrizzi l’economia: essa si raddrizza se le persone concrete sono in grado di vivere oggi e costruire un futuro, come da Keynes in poi dovrebbero aver imparato tutti. Non quella di freddi poteri tecnocratici e universitari: servono, indubbiamente, ma hanno il loro tempo e il loro spazio. Invece, pensiamo alla Europa che si fonda su procedure democratiche e partecipative, su cessione di sovranità anche nei campi più delicati, dal fisco alla politica estera e di difesa, che sostenga ampie iniziative nella formazione e nello sviluppo economico e industriale, sulle autonomie – così compresse in questi anni e ad ulteriore repentaglio con i recenti provvedimenti fiscali. Rilanciamo da qui – dopo alcuni anni di delirio federalistico che mascherava scelte di aspro centralismo – la Carta di Chivasso, con la quale Emilio Chanoux ebbe, con gli altri sottoscrittori, la visione lunga di una diversa fondazione dello Stato repubblicano, parallela e coerente con l’impianto unitario che fu poi della Costituzione e con la altrettanto lungimirante visione europeistica di Altiero Spinelli.

La seconda è una nuova fase della democrazia in Italia: i 150 anni non sono stati solo una celebrazione. Occorre rafforzare sia le procedure per le decisioni –con modalità che altri Paesi sperimentano da tempo e che si fondano sulla più completa informazione, la valutazione dei dati oggettivi dei problemi e soprattutto l’idea che discutere arricchisca e renda consapevoli: se la TAV in Francia (e non solo) procede è perché i cittadini e i comuni sono soggetti e non oggetti – sia il ruolo e l’importanza dei corpi intermedi (art. 2 della Costituzione).

Su questo vediamo invece insofferenza, per la mediazione, per la ricerca faticosa e paziente della costruzione di punti di arrivo condivisi. Attenzione, è anche il segno delle confuse idee e decisioni in ordine alle riforme istituzionali ed anche elettorali e questo va detto sia a destra che a sinistra, con differenze non banali sul contorno ma non sulla sostanza. Da qui sono nate le teorie e troppe “riforme” (in cui pesano più le virgolette della parola), via partiti, sindacati, associazioni. Solo il capo, il leader e la folla che applaude – può essere folla di pubblico come allo stadio oppure atomizzata dinanzi alla tv oppure ancora la folla “moderna” di Internet che qualche “capo” moderno evoca o bastona a suo piacere (altro che democrazia: dal comico al tragico,. Si potrebbe dire).

Guardate i gesti, pesate i linguaggi, valutate le parole che si usano: che Italia ci si aspetta, così? E allora ci permettiamo un severo monito alla responsabilità, prima che ci sia lo sciopero del voto, segnale di allarme grave quanto se non più della malattia.

Antifascismo è Repubblica e Costituzione, cioè il terreno comune di rispetto reciproco, di regole comuni a tutti, di attenzione a cose e persone che non sono eguali. Eguali nei diritti e nei doveri: qui sta il fondamento della convivenza civile e della libertà. E tutti noi siamo qui per questo e per testimoniare un impegno comune e permanente che ogni 25 Aprile vogliamo rinnovare nelle piazze, nelle strade delle nostre città e – ci auguriamo – nella coscienza di donne e uomini, giovani e anziani, che sono la vera forza, la vera garanzia del Paese, della sua libertà, della sua felicità.

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Calendario delle iniziative per il 25 Aprile 2012, Anniversario della Liberazione

18 Aprile 2012

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

VALLE D’AOSTA


AOSTA

 

Venerdì 20 aprile

ATELIER ALEPH – via Martinet

Dalle ore 21,00

Staffetta di letture ad alta voce dedicate alla guerra partigiana e alla Liberazione. Durante la serata proiezione delle fotografie di Giuliana Ferrero, intervista ad Anna Cisero Dati ed esposizione del ritratto di “Lola” donato da Barbara Tutino all’associazione.

 

Mercoledì 25 aprile

Ore 10,00 – cimitero di Aosta

Santa Messa al Sacrario e deposizione di un corona.

 

Ore 11,15 – giardino della Rimembranza di via Festaz

Deposizione di una corona al monumento dei Morts de la Liberté.

 

A seguire

Corteo verso piazza Chanoux, alzabandiera, lettura collettiva dei primi 12 articoli della Costituzione della Repubblica Italiana nell’ambito del progetto “Collettivamente memoria”, discorsi celebrativi del sindaco Bruno Giordano e del vicepresidente nazionale dell’ANPI Alessandro POLLIO SALIMBENI.

Ore 17,00 – piazza Chanoux

Concerto della Banda Municipale di Aosta a ammaina bandiera.

 

 

SAINT-MARCEL e BRISSOGNE

 

Mercoledì 25 aprile

Ore 10,00

Ritrovo dei partecipanti presso i rispettivi Comuni e deposizione delle corone ai Cippi dei Caduti.

 

Ore 11,00

Presso il Comune di Brissogne i Sindaci daranno il loro benvenuto ai partecipanti ed accoglieranno i neo maggiorenni dei due Comuni, seguirà un Rinfresco offerto dall’Amministrazione Comunale di Brissogne.

 

Ore 12,30

Pranzo presso il Ristorante “Les Laures” in Fraz. Grand Brissogne (prenotazioni pranzo entro il 22 aprile: Bionaz Piero tel 333 5099765, Blanc Cino tel 389 1621789)

 

 

FENIS

 

Mercoledì 25 aprile

Ore 09,45

Ritrovo dei manifestanti con la banda musicale in località “Chez Sapin”

 

Ore 10,30

Messa in suffragio dei caduti

Benedizione monumenti guerre 1915/1918 e 1940/45

Discorso celebrativo tenuto dal Sindaco di Fénis, Giusto PERRON

Inni e canti eseguiti dal coro Saint Roch

Aperitivo presso la “Chatelaine”

 

Ore 13,00

Pranzo presso il ristorante la “Dei cacciatori”

Per prenotazioni pranzo chiamare entro il 23 aprile al numero 329 4392548

 

 

 

SAINT-VINCENT

 

Mercoledì 25 aprile

Ore 10,40

Raduno dei partecipanti davanti alla Chiesa.

 

Ore 11,00

Santa Messa nella chiesa parrocchiale

Deposizione corone ai monumenti ai caduti

Discorsi celebrativi

 

Ore 12,35 Pranzo sociale

 

 

 

VERRES, ISSOGNE, MONTJOVET e CHAMPDEPRAZ

 

Sabato 21 aprile

CHAMPDEPRAZ – salone polivalente in fraz. Fabbrica

Ore 16.00 Tavola rotonda con i partigiani

Ore 21.00 Esibizione “CORO BAJOLESE”

 

Domenica 22 aprile

ISSOGNE – municipio

Ore 09.00 Consegna delle onorificenze a partigiani e combattenti da parte del Comune di Issogne

Ore 10.30 Partenza PEDALATA DELLA MEMORIA (omaggio alle lapidi dei caduti sul percorso Issogne- Champdepraz-Montjovet)

CHAMPDEPRAZ – salone polivalente in fraz. Fabbrica

Ore 21.00 Rappresentazione teatrale “Oltre il Ponte”della Compagnia PLASTICO 808 TEATRO

 

Martedì 24 aprile

CHAMPDEPRAZ – salone polivalente in fraz. Fabbrica

Ore 21.00 Presentazione del volume : “Voluntarios internacionales de la libertad”; antifascisti valdostani volontari nella guerra civile di Spagna (1936-1939) di Giampaolo Giordana

 

Mercoledì 25 aprile

VERRES

Ore 10.00 Ritrovo in piazza Ospedale

Ore 10.30 Corteo preceduto dalla Filarmonica di Verrès e deposizione di corona al monumento ai caduti in piazza XXV Aprile

Ore 10.45 Piazza René de Challand

Saluto del Sindaco Luigi MELLO SARTOR e discorso celebrativo tenuto dal Vicepresidente dell’ANPI Valle d’Aosta Nedo VINZIO

CHAMPDEPRAZ

Ore 12.00 Cerimonia al monumento ai caduti in loc. Capoluogo con il saluto del Sindaco Luigi BERGER e del Consigliere regionale Raimondo DONZEL

Ore 13.00 Pranzo sociale presso il salone polivalente in fraz. Fabbrica (Prenotazioni per pranzo al tel. 333 4671228)

Ore 14.30 Gara di palet: “Trofeo anniversario della Liberazione”

 

 

 

PONT-SAINT-MARTIN e DONNAS

Martedì 24 aprile

PONT-SAINT-MARTIN – auditorium

Ore 18.00 Spettacolo in collaborazione con l’Istituzione scolastica Mont Rose A “Suoni di libertà” con la fanfara e il coro della scuola media C. Viola e la Rock Band Cambio Scena e premiazione del concorso per la realizzazione del logo della sezione.

 

Mercoledì 25 aprile

DONNAS

Ore 09.00 Deposizione di una corona al monumento ai Caduti

PONT-SAINT-MARTIN

Ore 10.00 Ritrovo dei partecipanti presso il CRAL Comunale – Rinfresco

Ore 11.00 Santa Messa nella chiesa parrocchiale

Ore 11.45 Deposizione corone al monumento ai caduti, letture di testimonianze e discorsi commemorativi in Piazza 1° Maggio

Ore 12.30 pranzo sociale presso il ristorante “Bocciodromo” (prenotazione entro venerdì 22 – tel. 347 7189744)

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Per un 25 Aprile Resistente, festeggiate con noi!

12 Aprile 2012

 

Questo è il manifesto per i festeggiamenti del 25 Aprile che si terranno ad Aosta. I protagonisti del manifesto sono proprio i nostri partigiani!

Presto saranno pubblicati i programmi delle altre sezioni.

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06.05.2011 | Comunicato Stampa

8 Maggio 2011

COMUNICATO STAMPA
Aosta, 6 maggio 2011

Il Direttivo del Comitato valdostano dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, riunito oggi a Saint-Vincent, a proposito delle code polemiche a seguito degli ormai noti eventi occorsi durante la commemorazione del 25 aprile 2011 di Aosta, si rallegra per l’esito positivo del chiarimento avvenuto nei giorni scorsi tra i rappresentanti delle Forze Armate, i Parlamentari valdostani e il Presidente dell’ANPI regionale.

Auspica, per i futuri appuntamenti, una migliore organizzazione – peraltro in nessun modo imputabile agli interlocutori presenti al suddetto incontro.

Al tempo stesso l’ANPI della Valle d’Aosta esprime piena solidarietà ad Andrea Lamberti per gli attacchi a lui rivolti all’indomani del discorso ufficiale tenuto in occasione della manifestazione per il 25 aprile, Festa della Liberazione, presso il monumento ai ‘Morts pour la liberté’ di Aosta.

Il Direttivo dell’ANPI, così come già sottolineato nell’immediato dal Presidente Marino Guglielminotti Gaiet, condivide integralmente i concetti espressi da Lamberti e da tutti gli altri oratori individuati dall’ANPI che troverete sul sito http://valledaosta.anpi.it/ in quanto riprendono le preoccupazioni a più riprese contenute nei documenti e negli appelli dell’ANPI nazionale.

Andrea Lamberti, nel corso della riunione, sottolinea che: “il tono del suo intervento definito da alcuni tribunizio, non era altro che la reazione forte rispetto alla grande preoccupazione per quello che sta avvenendo in tutta Italia, dove vi è stata una ripresa ed una intensificazione delle iniziative di tipo fascista, come quella segnalata lo stesso 25 aprile a Donnas (due ragazzi passando in macchina si sono sporti per fare il saluto romano e inneggiare al duce rivolti alle persone davanti al cippo partigiano).”

L’ANPI negli appelli di questi giorni ritiene quindi necessario avviare una grande campagna di riflessione, di informazione e di impegno sui temi della difesa dei valori fondanti il nostro vivere civile frutto della Resistenza, oltreché di collaborare con tutti gli antifascisti, le forze democratiche, le istituzioni in genere che si richiamano ai valori dell’antifascismo.

ANPI – Comitato Valle d’Aosta
Via G. Elter, 6 – 11100 Aosta
Tel. 0165 40809
Mail: anpi.vda@gmail.com

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Aosta | L’orazione di Andrea Lamberti per il 25 aprile

7 Maggio 2011

Andrea Lamberti | foto AostaSera.it

E’ bellissimo il 25 Aprile.

Il 25 Aprile è bellissimo perché è la prova tangibile che nella storia i valori di libertà e giustizia possono vincere. E questo mai nessuno potrà cancellarlo. Il 25 Aprile non si può rovinare perché questo esempio non si può cancellare. La speranza che il mondo possa cambiare è nel 25 Aprile. Il 25 Aprile ci ricorda che un mondo migliore è possibile, che un mondo dove libertà e giustiza vincano è possibile e basta impegnarsi e potremo averlo. Quindi nessuno potrà cancellarci il 25 Aprile. Ci provano. Ci provano a Roma con i manifesti fascisti che dicono “25 Aprile: buona pasquetta” e 3 fasci littori. Ma non ce la fanno. Perché l’esempio non si cancella. Perché la memoria non si cancella. E noi siamo quindi qui a festeggiare perché anche noi speriamo in un mondo dove libertà e giustizia possao vincere ancora, in un mondo che possa cambiare nuovamente. E quindi noi oggi siamo qua a festeggiare. Ma non possiamo scordarci che il 25 Aprile ha 2 facce. Una faccia che guarda al futuro ed è la faccia che noi festeggiamo. E una faccia che guarda al passato e ci ricorda quello che c’è stato prima del 25 Aprile del 1945: quando c’è stata la dittatura, quando c’è stato Mussolini, c’è stata la guerra. Perché non possiamo dimenticarci che l’Italia prima di essere stata partigiana è stata fascista. Che se ci sono stati tanti italiani partigiani è perché prima tantissimi italiani hanno scelto di essere fascisti. Il 25 Aprile impone una scelta di campo. Dobbiamo scegliere da che parte stare: o di qua o di là. Antifascisi o fascisti. Non ci sono altre possibilità. Dobbiamo scegliere da che parte stare e quali sono i nostri valori di riferimento. Ed è su questo che dobbiamo riflettere quest’anno: 150 dell’Unità d’Italia. Questa è una festa che va sicuramente festeggiata perché è un percorso che abbiamo fatto assieme, un percorso che non può essere cancellato nonostante le tante ombre che ci sono come si divertono a ricordare i tanti detrattori di questa festa. Ma è un percorso che abbiamo fatto assieme e va festeggiato. Ma deve essere anche e soprattutto occasione per riflettere su chi vogliamo essere noi come italiani: quali sono i nostri riferimenti? Cosa vogliamo noi per il nostro futuro di italiani? Perchè dobbiamo ricordarci che l’identità si sceglie, si sceglie chi essere. Non si nasce fascisti non si nasce partigiani. Si sceglie cosa essere, si scelgono i propri valori. I partigiano hanno scelto di essere partigiani, i fascisti hanno scelto di essere fascisti. Hanno fatto una scelta diversa ed è per questo che sono diversi ed è per questo che è intollerabile quando qualcuno si permette di metterli sullo stesso piano. Oggi noi dobbiamo scegliere di nuovo chi essere, dobbiamo scegliere i nostri valori, dobbiamo scegliere come guardare al futuro. Il 25 Aprile è una festa scomoda perché non tutti si possono riconoscere nel 25 Aprile. Bisogna scegliere chi essere. E noi oggi chi vogliamo essere come italiani e come individui? Chi vogliamo essere? La risposta per noi che oggi siamo qua sembra facile, scontata, ma non lo è. Dobbiamo ricordarci che sia a livello istituzionale che a livello popolare le risposte non sono così chiare. Non possiamo dimenticare i 6 onorevoli, se vogliamo chiamarli così, che non trovano nulla di male nella ricostruzione del PNF. Non possiamo dimenticare che un altro onorevole ha dichiarato “L’A.N.P.I. Mi disgusta” in occasione del 25 Aprile. Non ho parole e non voglio commentare. Non possiamo scordarci i tanti esempi di fascismo esplicito. Posso raccontare una piccola storia letta sul sito nazionale dell’A.N.P.I.: in un piccola paese della Lombardia [Trezzano sul Naviglio] un sindaco sostenuto da una maggioranza col PDL ha impedito all’A.N.P.I. di parlare e ha imposto il suo discorso in piazza. Aveva paura di quello che l’A.N.P.I. potrebbe dire. L’A.N.P.I. ha lo stesso fatto manifestazione, ha lo stessa fatto il corteo, nonostante il sindaco avesse cercato di impedirlo: anche questa è Resistenza. Non possiamo però dimenticarci anche i tanti attacchi impliciti ai valori della Resistenza e della Costituzione. Non possiamo scordarci che troppo spesso oggi la giustiza, quella vera, quella di tutti, si cerca di trasformarla in una giustizia su misura per qualcuno e questo è fascismo e non c’è nessun problema a chiamarlo così. Non possiamo scordarci che i valori di giustizia e libertà vengono sempre calpestati. Penso ad esempio alla riforma della scuola pubblica contro cui l’A.N.P.I. ha protestato il 21 marzo [in realtà il 12 marzo]. La riforma della scuola pubblica cerca di trasformare il nostro paese in un paese dove la libertà per cui hanno combattuto i partigiani non esista e questo non possiamo dimenticarcelo. [In questo momento si sente l’ordine e gli alpini se ne vanno] Dobbiamo ancora oggi combattere perché a livello istituzionale c’è gente che si vergogna di riconoscerci nei valori della Resistenza e noi questo non possiamo accettarlo. Noi dobbiamo avere la forza di indignarci ancora, di gridare con forza il nostro essere antifascisti perché è inaccettabile che uno Stato come il nostro si vergogni di riconoscersi nei nostri valori ed è per questo che noi oggi siamo qua e lo saremo ogni anno per dire che ci fa schifo il nostro stato spesso, che ci vergognamo di essere italiani in alcuni casi. Ma anche a livello popolare le cose non vanno meglio. Noi oggi qui siamo pochi e lo sappiamo. Siamo troppo pochi perché il nostro paese si dovrebbe riconoscere in questi valori e invece siamo troppo pochi qui oggi. Nel sentire comune italiano oggi c’è un sentimento alla “volemose bene”, “né di qua, né di là, io non prendo parte”. No. Io parteggio. Io so da che parte stare. Io so quali sono i miei valori e non mi vergogno a dirlo. Io ci metto la faccia. Perché se vogliamo un mondo migliore non dobbiamo avere paura di scendere in piazza e dire con forza chi siamo e in cosa crediamo. Io sono antifascista! E allora? Non mi vergogno a dirlo. Tu ti vergogni a scendere in piazza? Affari tuoi. Io non ho paura, io non mi vergogno. Però un po’ di speranza rimane, comunque posso vedere che c’è una parte d’Italia che non si arrende. L’abbiamo visto con le manifestazioni per la scuola pubblica, le manifestazioni per la donna, le manifestazioni contro il precariato. C’è una parte d’Italia che non si arrende e vuole continuare a sognare, vuole continuare a combattere. E allora è per questo che noi oggi siamo qui. Perché se la domanda è “Noi chi vogliamo essere?”, noi come individui e noi come Nazione e se la risposta è la risposta di questa piazza, la risposta di un antifascismo fiero, orgoglioso e coraggioso, allora io non posso che concludere dicendo:

VIVA L’ITALIA, VIVA LA DEMOCRAZIA, VIVA LA LIBERTA’.

Andrea Lamberti, componente del Comitato Regionale ANPI.

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Donnas | Discorso commemorativo di Raimondo Donzel

7 Maggio 2011

Raimondo Donzel | foto Consiglio Regionale

Discorso commemorativo per il 25 aprile 2011 a Donnas

(Pont-Saint-Martin e Perloz)

Egregio Signor Sindaco,

Cari partigiani, care staffette,

Autorità civili, militari e religiose

Chers amis valdôtains

Care cittadine e cari cittadini

|

sono passati soltanto due giorni da quando, in occasione di una tavola rotonda a Issogne; ho incontrato Yves, Tigro, Janes, César, Moro, Purosangue, Gagno, Abete, Tigre e la staffetta Matilde. Preziosi questi incontri con gli ultimi protagonisti di giorni terribili e insieme memorabili, perché dall’orrore della guerra e dei lager portarono alla libertà e alla democrazia. E non a caso ho usato i nomi di battaglia di questi uomini. Non era un gioco, un vezzo assumere una nuova identità. Era necessario perdere il cognome, innanzitutto per evitare che la famiglia subisse rappresaglie e persecuzioni. Non mancavano le spie, i delatori, coloro che servirono il regime con devozione fino all’ultimo giorno, per poi rinnegare tutto. I partigiani soprattutto nel 1943 erano pochini! Eppure ebbero il coraggio di fare una scelta… Difficile, molto difficile! Alcuni, giovanissimi, con in mano una cartolina blu, una cartolina precetto, affrontarono il dilemma: soldato di Salò, col fascismo o quello che restava di esso e gli alleati nazisti, oppure partigiano, mettendo a repentaglio la propria vita in nome di una libertà che alcuni nemmeno avevano mai conosciuto perché cresciuti nel regime fascista. Non avevano armi, equipaggiamenti, e all’inizio poca o nulla formazione politica. Ma questi giovani seppero scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, senza curarsi dei rischi! E oggi siamo capaci di una scelta? O restiamo inerti di fronte agli attacchi alla democrazia e alla libertà? Ce ne staremo zitti a guardare che qualcuno affigge manifesti con le squadracce fasciste che augurano “Buona Pasquetta”? Concita De Gregorio su l’Unità di ieri ci interroga tutti con queste parole: “Direte: sono manifesti messi da qualche cretino. Vero, ma solo fino a qualche anno fa non si sarebbero permessi. I cretini escono in massa allo scoperto perché si sentono spalleggiati e in fondo approvati. Si specchiano in chi ci governa e improvvisamente non hanno più vergogna né paura, anzi al contrario: sono tracotanti e rumorosi. Si sentono dalla parte di chi ha vinto, salgono sul carro. Alcuni sono solo cretini, e pazienza. Altri sono sul crinale del crimine e a volte oltre, ci sono cose che non si possono fare non perché non sta bene o perché si offende qualcuno ma perché è proprio un reato. Apologia di fascismo, per esempio. Altri ancora (a Milano) sono applauditi e saranno probabilmente eletti, così da chiudere il cerchio tra rappresentanti e rappresentati.” Ma noi, cosa stiamo facendo? Aspettiamo? Ci chiudiamo fra le montagne della nostra Autonomia, dimenticando che i martiri della Resistenza, il loro sangue è stato la linfa vitale da cui sono fioriti i Decreti luogotenenziali e lo Statuto speciale? Pensiamo forse che ciò che accade a Roma non ci tocca? Proprio con una marcia su Roma iniziò il fascismo e travolse i valdostani che indossarono le camice nere e dovettero piegarsi al regime fino alla Liberazione. Fingiamo di non sapere che la libertà è sotto attacco? E allora che dire dei disegni di legge che vogliono cambiare la Costituzione senza larghe convergenze ma con continue e pericolose provocazioni? E come giudicare il disegno di legge costituzionale che intende abolire la norma della Costituzione che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, presentato al Senato, il 29 marzo, dal senatore del Pdl Cristiano De Eccher (Pdl)? Qui non siamo più alle schermaglie giuridiche ma davanti a un pericoloso attacco alle libertà democratiche. Co-firmatari sono gli altri senatori del Pdl Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro e il senatore Fli Egidio Digilio. Anche se Digilio dopo l’intervento di Fini ha ritirato la firma e anche se il Presidente del Senato Schifani è rimasto ‘esterrefatto’ dall’iniziativa, il fatto è di una gravità inaudita e mostra come in Italia l’estrema destra sia stata chiamata a sostenere il Governo Berlusconi. In altri paesi, una destra normale, piuttosto perde le elezioni che governare con i fascisti. E Scilipoti, che, coi suoi amici Responsabili, redige un Manifesto del neo Movimento, copiando interi brani dal Manifesto del Partito fascista, non fa una ragazzata o una dichiarazione di ignoranza, ma dà un altro segnale di degrado della vita pubblica italiana. E come non vedere l’attacco continuo alla scuola pubblica, simbolo di libertà e equità tra i cittadini. Oltre alla riduzione dei finanziamenti, dei posti di lavoro, delle classi, alcuni parlamentari Pdl, Gabriella Carlucci in testa; hanno sostenuto che nei testi di storia adottati nelle scuole superiori italiane ci sono «tentativi subdoli di indottrinamento per plagiare le giovani generazioni a fini elettorali», che bisogna ritirarli dal mercato perché la scuola «non può trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano». Come se il pensiero partigiano e i valori della Resistenza fossero nocivi per i nostri giovani e non invece le trasmissioni televisive come il “Grande fratello”. Vogliono cambiare la storia e i valori di riferimento di questo paese. E ancora l’aggressione alle istituzioni repubblicane come la Magistratura, con epiteti come le toghe rosse. O affermazioni secondo cui le procure sarebbero piene di terroristi. Senza ricordare il sangue versato dai magistrati negli anni di piombo! E infine la presentazioni di liste con firme false per il Pdl nelle elezioni regionali della Lombardia o il tentativo di cancellare i referendum sul nucleare e per l’acqua pubblica: un continuo sovvertimento delle regole democratiche. Tanto da far sbottare sia Carlo Smuraglia, nuovo presidente dell’ANPI: “Questo non è il paese che sognavamo. Bisogna smascherare le bugie. E vorrei che i giovani si impegnassero insieme a noi.” Anche il Presidente della Repubblica Napolitano ha sentito l’esigenza di usare espressioni forti come “una ignobile provocazione” per i Manifesti contro le procure apparsi a Milano; e ha aggiunto che “si sta toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni.” Dobbiamo reagire. Dobbiamo aprire gli occhi. Questo 25 Aprile 2011, dunque, non è una semplice commemorazione del passato; ma ci chiama tutti a una “nuova”, pacifica nei mezzi ma determinata e quotidiana Resistenza, per tornare ad esprimere valori di libertà, democrazia, equità e giustizia. I partigiani trovarono il coraggio di fare quella scelta; ora tocca a noi.

ANTIFASCISTI SEMPRE!

Raimondo Davide Donzel, Consigliere Regionale.

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Verrès | Commemorazione del 25 aprile di Nedo Vinzio

7 Maggio 2011

Cittadini, signori sindaci, autorità militari, rappresentanti delle associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, rappresentanti degli ex internati nei campi di concentramento nazisti,

ringrazio il sindaco di Verrès, Luigi Mello Sartor, per il saluto appena portato a questa piazza e ringrazio tutti voi, qui convenuti per questa celebrazione del 25 aprile.

Questo è anche l’anno in cui si ricorda l’altra ricorrenza fondativa dello stato italiano: i 150 anni della sua unità, che è stata festeggiata il 17 marzo scorso.

L’emozione – non posso nasconderlo – è grande e all’emozione si aggiunge un doveroso pudore. In questi ultimi giorni mi sono infatti più volte chiesto quale diritto mi conceda di parlare in questa piazza ed in questa ricorrenza, quando qui con me e con voi ci sono alcuni dei diretti protagonisti di quella lotta di Liberazione che celebriamo e che avrebbero certo più titolo di me a tenere il discorso ufficiale.

Non sono uno storico, l’unico motivo che mi concede questo privilegio è forse quello di essere figlio, nipote e amico di partigiani combattenti, di avere perciò da sempre respirato l’aria sana di chi quei periodi tragici, ma anche esaltanti li ha vissuti in prima persona.

È con questi dubbi, ma è per questo, per la forza che mi da questo senso di appartenenza che cercherò qui e con voi di fare oggi del mio meglio.

Anche se in modo diverso, sono tanti gli aspetti legati alla data del 25 aprile.

In primo luogo noi oggi ricordiamo la fine della seconda guerra mondiale. Essa fu, per il nostro paese, una vera sciagura: milioni di Italiani e tra loro molti valdostani, furono mandati a combattere, a soffrire e a morire in, Francia, in Grecia, in Africa, nei Balcani, in Russia.

Dal ’43 si cominciò poi a combattere e a morire anche in Italia e dopo l’armistizio dell’8 settembre di quell’anno nacque presto la vicenda della Resistenza che fino all’aprile del ’45 pose le basi della società nella quale ancora oggi viviamo.

Inoltre è bene sempre ricordare, come ci invita a fare nella premessa del suo libro La Resistenza in Valle d’Aosta l’On. Roberto Nicco, che … La vicenda della Resistenza si sviluppa anche qui, per tanti aspetti, lungo linee comuni a quelle di altre zone, ma, nello stesso tempo, è segnata da caratteri specifici che la contraddistinguono fortemente. La questione valdostana, ovvero la definizione dell’assetto della Valle d’Aosta nel dopoguerra, …

Questa storia, italiana e valdostana, fu la catastrofe di gran lunga la più devastante e dolorosa della sua storia.

Il fascismo va giudicato anche sullo sfondo di tale disastro: ed il giudizio è, e sarà sempre un giudizio di condanna inappellabile, che nessun maldestro, antistorico, meschino e vergognoso tentativo revisionista potrà, dovrà, cancellare.

Concedetemi una digressione: mi riferisco qui alla presentazione al Senato, lo scorso 29 marzo, da parte di alcuni senatori del Pdl, di un ddl costituzionale per abolire la norma transitoria della Carta che vieta la ricostituzione del Partito nazionale fascista. Sebbene il presidente del Senato si sia dichiarato sorpreso ed esterrefatto che da parte di alcuni rappresentanti dell’attuale maggioranza parlamentare si arrivi a tanto e che anche molti altri parlamentari abbiano condannato l’iniziativa, ciò rappresenta l’ennesimo piccolo gesto mirato, ma molto significativo, per distruggere i pilastri della nostra Costituzione.

Ma dalla rovina della guerra nacque anche la volontà di riscatto della nazione.

La riscattarono i militari che, abbandonati dalla viltà del re, dalla vigliaccheria di politici e degli alti comandi militari, non si piegarono ai tedeschi e poi ai fascisti di Salò.

La riscattarono i partigiani delle tante e diverse formazioni combattenti, i civili dei nostri paesi, le donne, i tanti preti inermi ma coraggiosi.

Per tutto ciò possiamo dire, dobbiamo dire, che il 25 aprile è l’evento fondante il nostro vivere civile, quello che fa di noi un popolo indipendente e libero, anche nonostante le poco edificanti vicende che la nostra nazione vive oggi.

È con la Resistenza che abbiamo conquistato ancora una volta, per la seconda volta, la nostra indipendenza. È anche per questo che oggi vogliamo ricordare qui anche i 150 anni dell’Unità d’Italia e la nostra carta fondamentale: la Costituzione della Repubblica che, frutto della Resistenza, che ha riscattato questo paese dal fascismo a prezzo di atroci sofferenze di popolo, ha garantito che gli italiani, i valdostani, abbiano potuto vivere nella pace, nella libertà e nella democrazia ed anche nel benessere per i sessantasei anni che ci separano dalla Liberazione.

Questo ci porta al secondo aspetto per il quale siamo qui oggi: la difesa della Carta Costituzionale, più che mai sotto attacco.

Diceva Piero Calamandrei, che abbiamo ricordato poche settimane fa ad Aosta, in piazza Manzetti, leggendo la celebre epigrafe dedicata a Duccio Galimberti: “Lo avrai, camerata Kesselring…” in risposta alla folle pretesa del monumento che gli italiani avrebbero dovuto erigere al boia delle Fosse Ardeatine, delle Stragi di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e molte altre.

Diceva Piero Calamandrei, appunto, nell’introduzione al corso sulla Costituzione italiana, tenuto a Milano nel gennaio 1955, … la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità; e ancora, ….. Ci sono tante belle cose da vedere, da godere oltre che ad occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però, la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai.

E vi auguro, di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai ricordandovi ogni giorno, che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.

Calamandrei, sempre a proposito della Carta Costituzionale, diceva anche:

Quando io leggo: nell’articolo 2 “L’adempimento dei doveri inderogabili, di solidarietà, politica, economica e sociale” o quando leggo nell’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”, “la patria italiana in mezzo alle altre patrie”, ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini.

O quando io leggo nell’articolo 8: “Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour!

O quando io leggo nell’articolo 5 “La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo!

O quando nell’articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate “L’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”, l’esercito di popolo, e questo è Garibaldi!

O quando leggo all’articolo 27 “Non è ammessa la pena di morte”, ma questo, oh studenti milanesi, è Beccaria!

Mi è sembrato giusto, doveroso anzi, ricordare oggi e qui queste parole. Le preoccupazioni, ma anche l’orgoglio morale ed etico di un protagonista di quegli anni e di quelle vicende a pochi anni: 10, dalla fine della guerra.

Doveroso perché con voi oggi, a oltre sessant’anni di distanza dalla Liberazione, noi riconosciamo il ruolo importante, fondamentale dei giovani e delle loro istituzioni scolastiche, tanto vituperate, nella difesa dei valori della costituzione, in una staffetta non solamente ideale tra l’ultima generazione che ha vissuto sotto il giogo fascista, che è ancora qui con noi oggi, e chi ha potuto vivere in democrazia ma che proprio perciò deve difenderne i valori che non vanno mai dati per scontati, né acquisiti una volta per tutte.

Mi sia concessa anche qui una divagazione: il Presidente del Consiglio Berlusconi ha recentemente dichiarato nel discorso al congresso dei Cristiano-Riformisti il 26 febbraio 2011 e ancora ribadito il 16 aprile scorso: «Crediamo nell’individuo e riteniamo che ciascuno debba avere il diritto […] di poter educare i figli liberamente, e liberamente vuol dire di non essere costretto a mandarli a scuola in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei princìpi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell’ambito della loro famiglia».

Io, noi, crediamo che l’educazione, ora più che mai sotto attacco, è qualcosa che non si inculca. Né a scuola, né in famiglia e né altrove: la scuola e la famiglia devono educare, non inculcare. L’educazione è fatta di insegnamenti, di modelli pedagogici, di suggerimento di valori, di inviti allo studio, e di quant’altro sia non invasivo ma propositivo. “Inculcare” significa imporre qualcosa, indottrinare a forza, come facevano i regimi dittatoriali con le rispettive propagande.

Infine, vorrei ancora fare un’ultima breve considerazione sui fatti di questi giorni, determinati dalle insurrezioni dei popoli dei paesi nordafricani, delle repressioni che essi subiscono, degli esodi che esse determinano verso i paesi europei, in primis l’Italia.

Le risposte che gli Stati dell’Europa stanno offrendo, con i loro poco maturi comportamenti, dettati quasi esclusivamente da logiche di interesse elettorale, hanno creato il terreno fertile perché il Ministro Maroni, ma anche la leader del Fronte Nazionale d’estrema destra francese Le Pen, ipotizzare l’uscita dei nostri Paesi dalla Comunità Europea.

Anche in questo caso il richiamo ai nostri trascorsi storici si impone. L’idea di Europa come la viviamo oggi è nata dopo il 1945 per chiudere definitivamente il capitolo delle guerre europee; un capitolo lungo oltre duemila anni.

Se noi non inseriamo la nostra lotta di liberazione nazionale in quella più ampia lotta che tutta l’Europa combatté per riconquistare sé a se stessa nella libertà e nella democrazia, rischiamo di non cogliere tutta intera la carica liberante presente nella data del 25 aprile.

Le levatrici di quell’idea d’Europa furono tre statisti: i francesi Jean Monnet e Robert Schuman e l’italiano Altiero Spinelli. Dalla loro spinta ideale è venuta alla luce la Comunità Europea, perché l’allargarsi degli orizzonti non significasse perdersi, ma ritrovarsi insieme a tantissimi altri che in paesi diversi combatterono un’eguale battaglia per aprire prospettive di pace e di progresso che solo un’ Europa libera, solidale e ricca delle sue diverse culture, può garantire.

Certo, i problemi che oggi incalzano sono nuovi e gravi ma non è ritornando indietro che li si risolvono. Se quello che ricerchiamo ancor oggi è un di più di libertà, anche per chi è al di là del mare, di democrazia, di giustizia, di solidarietà, di rispetto, di tolleranza e di pace è sempre alle radici della Resistenza il luogo a cui dobbiamo tornare, là dove democrazia, libertà e giustizia e pace furono guadagnate con enormi sacrifici e indicibili sofferenze, fino all’incontenibile felicità del 25 aprile 1945.

Viva la Resistenza, viva l’Italia che compie quest’anno i 150 anni di unità, viva l’Europa unita, viva la pace.

Nedo Vinzio, Vice Presidente ANPI Valle d’Aosta.


Verrès, 25 aprile 2011 | Nedo Vinzio